PROIEZIONE del FILM TRE SE’ SHALOSH di Elisabetta Minen

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ITALIA CHE NON SI VEDE – Comitato Jesi-Fabriano
Si chiude il 24 maggio alla Casa delle Donne a Jesi la lunga passeggiata cinematografica iniziata il 1° marzo al Circolo Corto Maltese di Fabriano – col film Black Block – organizzata grazie al prezioso supporto di Ucca e alla collaborazione a livello locale dei Comuni di Chiaravalle e di Maiolati Spontini.  Le proiezioni totali sono state 15, alternate in 5 luoghi diversi. Il filo conduttore principale costituito dalla rassegna L’Italia che non si vede, che ha dato spunto a dibattiti insieme al Presidio Libera di Jesi, al gruppo del progetto Sprar dell’Arci di Ancona e altri ancora.  Quando c’è stata l’esigenza sono state aggiunti altri film, con ulteriori incontri. Come quello con la Fiom sui temi del lavoro.  La parte finale della rassegna è stata, gestita dai ns due circoli di Monte San Vito e si conclude con “TRE SE’ SHALOSH” sui temi dell’integrazione culturale, razziale e religiosa, con una doppia proiezione a Monte San Vito e a Jesi e la partecipazione della regista Elisabetta Minen.


SCHEDA DEL FILM, dal blog del Circolo Letterario di Monte San Vito

L’integrazione culturale, razziale e religiosa in una regione da sempre teatro di invasioni e crocevia di etnie e geografie diverse. Accade ora…Tre:

1) Mehdi, 23 anni, iraniano, musulmano

2) Pavel, 32 anni, ucraino, ebreo

3) Irene, 25 anni, carnica, cristianaIn una regione delimitata da tre confini (Italia, Austria e Slovenia), tre “stranieri” a Udine.

Mehdi è un venditore di rose. Cammina tra i tavoli, si rivolge ai clienti. Nessuno compra. Mehdi non è solerte: osserva, si guarda intorno, poi esce. In un altro locale si lascia coinvolgere da alcuni avventori che gli offrono da bere. Non rifiuta… Pavel fa il garzone in una macelleria. Introverso e poco comunicativo, ha immaginazione e perspicacia intuitiva. Un giorno incontra Irene. La ragazza è sensibile alla solitudine del ragazzo e tra i due nasce più di una amicizia…

Attorno a loro si tratteggia una vicenda “rosa” che sembra trainare l’intera trama del film…Udine è protagonista.

Una città che svela le proprie contraddizioni: chiusa nel guscio, difende ma intrappola, fa incontrare ma allontana, si apre all’altro ma si serra nella solitudine, una solitudine vissuta come àncora di salvezza, ma che in realtà affonda e affoga.

Una città inedita, osservata dall’immigrato, da un quartiere, quello di via Roma, che si chiude quasi in un ghetto.

Tre vite si intrecciano. Individualità diverse.

 La geometria degli incontri: punti, diagonali e lati misurano le individualità, i rapporti, le relazioni. Ad una ad una scorrono veloci le azioni, le reazioni, le relazioni.

Tra sincronicità e asincronicità, la quotidianità di tre ragazzi, colti in attimi apparentemente casuali e mescolata a quella degli altri personaggi…Tre storie come tante.L’interazione di vicende diverse, le azioni e il naturale fluire degli eventi, tra condizionamento, pre-determinazione, casualità, ripetitività e indifferenza.La storia si apre a dimensioni altre, reali, surreali…

Un film sull’integrazione, culturale, razziale e religiosa in una regione di confine, da sempre teatro di guerre e di invasioni di popoli.La convivenza. L’accoglienza?E’ indubbio… la convivenza con lo straniero produce cambiamenti al costume, alla cultura, alla quotidianità, all’amore…


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